Varese via Paolo Maspero

Fino a qualche anno fa gli era intitolato il piazzale del mercato, che oggi ricorda i fratelli Kennedy, dove un tempo si trovava il primo cimitero comunale varesino; gli resta però dedicata la via che dal piazzale sale al Monumentale di Giubiano. Paolo Maspero è davvero un varesino illustre anche se misconosciuto. Fu un patriota, un medico insigne ma anche un letterato, appassionato cultore e traduttore della poesia greca classica e francese. Nacque a Morosolo, allora comune autonomo, nel 1811, conseguì la laurea in medicina nel 1836 e nel 1842 sposò Rosa Paracchini da cui ebbe una figlia, Marina. Assistente del professor Chiappaall’Università di Pavia, svolse la prima pratica autonoma di medico a Varese, dove strinse rapporti con le famiglie Morosini e Dandolo e con Angelo Fava. Dopo aver preso parte alle Cinque giornate di Milano, nel 1848, andò esule in Francia e in Inghilterra, dove restò fino al 1859. Se Agostino Bertani fu il medico delle imprese garibaldine, Paolo Maspero fu dal 1845 il medico curante di una prima donna del Risorgimento, la principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso, di cui riuscì a ridurre la frequenza e l’intensità delle crisi epilettiche, un’esperienza che lo portò a pubblicare, nel 1858, il trattato “Dell’epilessia e del suo miglior modo di curarla”, un opera d’avanguardia in cui il dottor Maspero dimostrò la sua dote di medico illuminato, trattando il “mal caduco” con metodo scientifico scevro dai pregiudizi che circondavano il morbo. Alla principessa, con cui mantenne una fitta corrispondenza epistolare, Maspero dedicò la sua traduzione diretta dal greco dell’Odissea di Omero, completata nel 1845 dopo anni di studio, a cui fecero seguito le traduzioni dal francese delle opere di Racine e di Boileau. Tornato in Italia nel 1859 allo scoppio della Seconda guerra d’indipendenza, dopo la vittoriosa battaglia di Magenta si offrì volontario per curare i feriti a Milano dove, posto a capo dell’ospedale di Sant’Angelo, morì il 2 luglio 1896.

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