E’ venerato dai nostalgici militanti come “martire fascista” ma in realtà era un avvocato membro del gruppo consiliare liberale al Comune di Bologna, rimasto ucciso in quello che è passato tristemente alla storia come “l’eccidio di Palazzo d’Accursio”, la sede del Municipio felsineo. A Giulio Giordani è intitolata la strada che collega Masnago a Calcinate degli Orrigoni, una trafficata “tangenzialina” percorsa per chi si sposta dalla Schiranna alla parte settentrionale di Varese e viceversa, come ha ricordato l’amico Maniglio Botti in un articolo dedicato al personaggio in questione, pubblicato su Rmf online il 21 luglio scorso. Giulio Giordani era nato il 31 marzo del 1878 a Bologna da una famiglia di artigiani. Precoce studente universitario, riuscì a laurearsi in Giurisprudenza nel 1900, studiando anche nel biennio in cui frequentava il corso allievi ufficiali del quarto reggimento Bersaglieri di Bologna. All’entrata in guerra dell’Italia nel 1915, interruppe una brillante carriera di avvocato per arruolarsi, con il grado di sottotenente, in un battaglione di fanti piumati. Promosso tenente, nella battaglia dell’ottobre 1915 alla Trincea delle Frasche, rimase gravemente ferito a una gamba che gli fu poi amputata. Per l’azione bellica che gli costò la mutilazione, Giulio Giordani fu decorato con la medaglia d’argento al valor militare e, finito il conflitto, tornò alla professione forense. Eletto nel Consiglio comunale bolognese, si trovava nell’aula di Palazzo d’Accursio il 21 novembre del 1920, quando avvenne l’eccidio. Dopo sanguinosi scontri in piazza Maggiore tra squadristi e guardie rosse, scoppiati durante i festeggiamenti della sinistra per l’insediamento della nuova Giunta guidata dal socialista Ennio Gnudi, ci fu un lancio di bombe per mano dei “rossi” all’interno del palazzo comunale ma anche l’esplosione di colpi d’arma da fuoco da parte dei fascisti e delle guardie regie. Quasi un secolo dopo la strage gli assassini di Giulio Giordani sono ancora senza volto. Uno dei tanti misteri d’Italia.